Assistiamo da alcuni mesi, con un crescendo impressionante, alla diffusione nelle radio e nelle televisioni di notizie false, distorte e manipolate. Questo fenomeno, già presente nelle reti “social” (dove si giustifica per l’intervento di soggetti non qualificati o incompetenti), diventa reprensibile quando alla diffusione di notizie false concorrono professionisti della comunicazione come i conduttori di talk-show.
In particolare, per quanto riguarda le grandi opere pubbliche (la TAV è l’esempio più significativo), le falsità diffuse sono ormai arrivate alla negazione della realtà (“non è stato scavato un solo metro”) o alla mistificazione vera e propria (costi, tempi di realizzazione, effetti ambientali, criteri tecnici, aspetti giuridici, ecc.).
Quello che impressiona non è tanto la malizia dei relatori (in fondo in democrazia anche il primo ministro ha la “libertà” di raccontare delle menzogne…), quanto l’acquiescenza dei professionisti che conducono l’intervista.
In effetti, a fronte di falsità manifeste, lo spettatore si aspetterebbe da parte del presentatore una replica, un diniego, un contraddittorio.
Nulla di tutto ciò negli ultimi tempi.
Di due cose l’una: o molti conduttori (non vogliamo generalizzare) mancano delle conoscenze adeguate (e allora approfondiscano) e della dirittura morale per contrastare le menzogne, oppure diventano complici delle mistificazioni propinate agli ascoltatori.
Come Osservatorio21 chiediamo ai nostri destinatari di riflettere seriamente su questo tema, ricordando che la comunicazione ingannevole genera gravi conseguenze per la democrazia e che le loro responsabilità non sono né marginali, né irrilevanti.