Evoluzione o regresso?

Il mondo oggi è immerso nel cambiamento, galleggia su equilibri instabili e precari. In questi decenni sono cambiati i rapporti internazionali, i metodi di comunicazione pubblici e privati, le nostre abitudini e le nostre aspettative.

La globalizzazione e lo sviluppo tecnologico ci hanno catapultato in un’epoca rivoluzionaria. La quarta rivoluzione industriale e la capillare diffusione del Web, in ogni settore della nostra vita, aprono uno scenario carico di sfide. Il Web ci promette efficienza, ma ci chiede controllo. L’Industria 4.0 ci offre produttività, ma ha bisogno di responsabilità.

Senza controllo e responsabilità lo sviluppo tecnologico ha portato il nostro pianeta alle macerie per ben due volte nel secolo scorso. Senza controllo e responsabilità oggi la società in cui viviamo rischia il collasso.

La propaganda terroristica e anti-scientifica, il proliferare di contenuti degradanti, gli attacchi hacker e le guerre informatiche, il rischio di vedere sabotata la democrazia attraverso le fake news sono solo alcuni aspetti dei risvolti tragici legati a una mancata “padronanza” istituzionale del Web (tecnica e normativa) mentre una cibernetizzazione del lavoro fuori controllo può generare uno shock occupazionale, quindi una crisi economica, sociale e, infine, culturale.

Emile Durkheim, uno dei padri fondatori della sociologia moderna, definisce “anomia” il senso di smarrimento originato dal costante mutamento sociale. Le aspettative delle persone e le regole che si impongono per giocare il proprio ruolo nella società sono rese precarie dal cambiamento, da ciò derivano un disorientamento e una perdita di identità che possono generare malessere e frustrazione. Le tesi complottiste hanno tanto successo da diventare “virali”, sfidando ogni filtro razionale, perché danno alla gente ciò che desidera: colpevoli su cui sfogare il proprio malessere (l’UE, gli immigrati, la politica…). Le persone tendono a credere ciò che desiderano credere, seguendo il meccanismo della “percezione selettiva”.

Le fake news partono dunque con un indubbio vantaggio di appetibilità, ma una democrazia basata sulla partecipazione inconsapevole frutto di una coscienza collettiva formatasi attraverso post-verità e complottismo virale diventa una caricatura di se stessa.

Per questo sono necessari un grande sforzo e una forte e trasversale collaborazione per sopperire alla disparità di “rappresentanza” tra informazione scientifica e informazione demagogica. Quest’ultima dominante nella scena politica e nelle piattaforme del Web.

Non possiamo permettere che i più grandi Stati del mondo vengano guidati dai migliori narratori di menzogne. Né che si continui ad attentare al cuore della democrazia e della scienza. Su di noi grava la responsabilità del presente e della Storia. Starà a noi e alle nostre scelte determinare se questa rivoluzione sarà evoluzione oppure regresso.

Simone Santoro – Membro di Osservatorio21

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