Venice Time Machine

Venice Time Machine:
quando i Big Data sposano la cultura

ARCHEOMATICA
29/06/2017


 docVenezia


E’ in corso un progetto del Politecnico di Losanna e dell’Università Ca’ Foscari che prevede la digitalizzazione e conseguente creazione di un enorme database per la valorizzazione dei documenti della Serenissima.

Il progetto denominato Venice Time Machine nasce da una collaborazione tra gli studiosi dell’Università Ca’ Foscari e il Politecnico di Losanna, ideato e promosso da Frédéric Kaplan si pone l’obiettivo di ricostruire una Venezia virtuale del passato, liberamente fruibile online.

“L’idea è nata da una mia visita all’Archivio di Santa Maria Gloriosa dei Frari: quegli 80 chilometri di documenti sui cittadini, gli scambi commerciali, i processi, le negoziazioni, i matrimoni mi sono sembrati un’occasione preziosa per estrarre con gli strumenti dell’informatica nuove forme di conoscenza storica» spiega Frédéric Kaplan, docente di umanesimo digitale al Politecnico di Losanna.
“Venezia è la città ideale: per la grande mole di commerci, scrupolosamente registrati, e l’ottima organizzazione amministrativa, che ci ha tramandato dati su abitanti, botteghe, edifici, vie e canali”.

La prima fase del progetto ha previsto la digitalizzazione dell’archivio cartaceo “Con un nuovo scanner circolare di nostra invenzione, il più veloce al mondo – 12 pagine al minuto – abbiamo digitalizzato già oltre 200.000 manoscritti di S. Maria dei Frari e 350.000 tra dipinti e fotografie della fondazione Giorgio Cini. Diventeranno un milione entro il 2019» spiega la ricercatrice Isabella di Lenardo, coordinatrice scientifica del progetto. «Ci aiuteranno a costruire una Venezia virtuale visitabile: monumenti palazzi, oggetti d’arte che non esistono più, o sono cambiati. In quest’ottica anche il dipinto di Canaletto del 1750 con Piazza San Marco è una fonte storica. Non è una fotografia ma in qualche modo ci documenta come poteva essere l’aspetto della piazza e come si vestivano le persone”.

I documenti digitalizzati provenienti  dall’archivio di Santa Maria Gloriosa dei Frari, saranno presto sottoposti ad analisi di apprendimento automatico con tecniche di machine learning. La digitalizzazione dovrebbe permettere di unire le informazioni provenienti da fonti diverse (testi e immagini), creando un social network delle connessioni tra uomini, cose o eventi.

“Ad esempio per un pittore posso localizzare sulla mappa la sua bottega. E, come in un “Facebook dell’antichità”, scoprire chi erano i suoi vicini e dove vivevano i suoi parenti, sapere cosa è successo nella sua via – intrighi compresi – e tutto ciò che gli storici sono costretti a ignorare per limiti di tempo e risorse.

“Gli automatismi e la velocità dei Big Data superano questi vincoli” spiega Kaplan. Infatti sarà possibile conoscere anche le più piccole vicende dei Veneziani come artigiaini, mercanti e ciabattini. Sapremo cosa è accaduto ad una persona in un determinato momento, conosceremo la sua vita, i suoi intrighi, dove è stato e cosa ha fatto.

“Prendiamo la peste del 1630: ad oggi gli storici avevano consultato dati su non più di tre giorni di epidemia. Venice Time Machine invece ha già raccolto dati su tre interi anni di peste” osserva Di Lenardo. “Questo ci dice chi erano e dove si trovavano le vittime, e darci dati di grande interesse anche per gli epidemiologi di oggi».

Il progetto non si esaurirà nella città di Venezia, ma si allargherà ad altre città europee del passato: “Poi toccherà a Parigi e Amsterdam. E il 30 giugno si terrà proprio a Venezia la prima riunione del consorzio Time Machine Europa con 200 istituzioni dei 27 Paesi dell’Unione” spiega Kaplan. “Abbiamo superato la prima fase di selezione del progetto europeo Fet Flagship, che assegnerà un miliardo di euro nel 2018. Il Time Machine Europa è l’unico progetto che sposa tecnologia e cultura”.

Fonte: La Repubblica

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