Le dieci regole antifake

da La Repubblica del 5 febbraio 2017

LA REPUBBLICA di domenica 5 febbraio 2017 ha pubblicato nel suo inserto Robinson uno speciale dedicato alla battaglia contro le fake news ed i falsi nell’informazione (testi di Giuliano Aluffi).

Il principio guida

“Chi mi dice questo? Come fa a saperlo? – Accertate queste due cose, è possibile che si sbagli? – Se la risposta è Sì, meglio cercare un’altra fonte”. E’ l’efficace mantra della giornalista Michelle Nijhuis del National Geographic.

Verificare la fonte

I siti di false notizie, che monetizzano con la pubblicità il traffico raccolto sui social media dai loro articoli, si mimetizzano tra i media ufficiali usando nomi di dominio ingannevoli. Attenzione quindi, come raccomandano gli esperti di National Public Radio, a invenzioni e storpiature (come, in Italia, Liberogiornale.com o ilfattoquotidaino.com).

Una notizia non basta

Quando sui social media troviamo una notizia sospetta, può servire vagliare le altre  notizie esposte sul sito di provenienza: quante sono quelle che sembrano infondate come “Undicenne scopre la cura per il cancro”? Oppure potremmo scoprire che le altre notizie sono satiriche, proprio come quella che abbiamo adocchiato frettolosamente non cogliendone il vero intento.

Non fermarsi al titolo

La maggior parte di coloro che condividono un articolo lo fanno senza averlo letto. Ovvio quindi che i falsari della notizia puntino soprattutto a un titolo ad effetto. Factcheck.org consiglia di leggere tutto l’articolo.

Questione di feeling

Le false notizie sono studiate per provocare emozioni, soprattutto negative: la molla psicologica più efficace per aumentare le condivisioni sui social media. Una notizia che – per tono e scelte lessicali – sembra calibrata apposta per indignare, può essere finta.

Chi racconta la notizia?

In caso di dubbi, una ricerca su Google sul nome di chi firma la notizia, può dare indicazioni sulla sua attendibilità, come raccomanda Nick Robins-Early dell’Huffington Post.

Se l’esclusiva è troppo esclusiva

Se nessuna delle grandi testate giornalistiche e delle agenzie di stampa ufficiali riporta una certa notizia, probabilmente – riporta Nick Robins Early – non è genuina.

Controllare la data

Le false notizie possono appoggiarsi, per attingere alla credibilità dei media ufficiali, ad articoli pubblicati da questi ultimi. Ma magari con sfasamenti o forzature temporali che rivelano l’intento manipolatorio. Factcheck.org riporta un esempio illuminante: il “ritorno in America” di una fabbrica della Ford, spostata dal Messico all’Ohio, fu presentata come conseguenza dell’elezione di Trump in una falsa notizia, con tanto di link all’articolo originale su CNN Money. Ma l’articolo della CNN era del 2015.

Chi ha registrato il sito?

Chi acquista un dominio per farne un sito di fake news tende a nascondere le informazioni utili a identificarlo. Una ricerca con l’indirizzo web del sito su domaintools.com può rivelare questo dettaglio.

Attenti a quell’immagine

I siti di fake news fanno incetta di immagini sul web per corredarne, in modo arbitrario, gli articoli. I fact-checker di National Public Radio consigliano di usare la funzione “Ricerca tramite immagine” di Google: permette di capire, caricando un’immagine, in quali altri contesti sia stata usata. Si può scoprire così che la folla adorante per il comizio di un politico è in realtà quella di un concerto.

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